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LOBOTAVMIA

novembre 26, 2012

(ANSA) – TORINO, 25 NOV – Finisce in Parlamento il caso di tre famiglie No Tav della Valsusa convocate, su richiesta della Procura, nell’ufficio degli assistenti sociali per aver permesso ai loro figli minorenni di partecipare a manifestazioni contro l’Alta Velocita’. La deputata radicale; Elisabetta Zamparutti, ha presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia e degli Interni. ”Emerge uno stato di polizia – afferma – di cui il governo rischia di divenire complice se non interviene”.
Non la conosco, ma le sono grato: non credo che sia contraria al TAV (termine che anche nei dizionari della lingua italiana è divenuto ormai sinonimo della nuova ferrovia che si voleva costruire tra Lyon e Torino). Un’opera che (qualunque cosa proclamino Hollande e Monti il 3 dicembre prossimo nella capitale della RhoneAlpes) si sta ormai riducendo al solo mega-tunnel sotto le Alpi Cozie, tra Italia e Francia. Emmabonino la più prestigiosa degli esponenti di quel che resta del glorioso partito radicale – già superburocrate europea, collega di Mariomonti è – ad esempio – dichiaratamente a favore della grande opera.
Ma evidentemente l’onorevole Zamparutti ha capito lucidamente che qui non si tratta più o solo di stabilire se il Tav è utile o inutile, accettabilmente o inaccettabilmente dannoso al territorio attraversato e agli umani che lo abitano. Qui e ora si tratta di stabilire quali siano i margini di dissenso lasciati ai cittadini. Che cosa può essere tollerato e che cosa no in un’Europa sotto una sempre più stretta tutela di Agenzie di Rating, di Fmi&Bce; e nella periferica Italia sempre più schiacciata dal debito pubblico che è l’unica crescita inarrestabile, proseguita anche sotto la scure spietata del Governotecnico. Siamo all’indomani di una domenica in cui pare si sia sentito un bisogno quasi vitale di illudersi che la moltiplicazione degli appuntamenti elettorali possa davvero coincidere col rilancio della partecipazione democratica, Viviamo il “dayafter”  dell’illusione montata da giornali e TV che basti la cattiva imitazione del sistema elettorale degli States per poter davvero scegliere assieme a un leader anche una “politica altra” (che non sia quella imposta “dai mercati”). Ma dobbiamo tornare a fare i conti con la dura realtà quotidiana. Con i Riva che “o ci consentite di terminare di inquinare Taranto o chiudiamo”; con le Banche che rifiutano di versare il dovuto al fisco se non otterranno altre “generose” agevolazioni. Con Marchionne che ormai pretende di sostituire i robot con gli operai ma a patto che si auto-riducano ancora i già miserabili salari.
E’ in questo quadro a tinte sempre più fosche che si inserisce l’ultimo (per adesso) capitolo della colonizzazione interna di una valle dell’estremo nord-ovest. Che della cosa si stia parlando lo si deve ad Angela Lano, giornalista di Sant’Ambrogio di Torino. Angela ha scritto anche per “Repubblica” ma da anni dirige una agenzia che si occupa a tempo pieno della “questione palestinese” (due anni fa fu fermata in circostanze drammatiche su una della navi della Freedom Flotilla abbordate in acque internazionali dai commandos del governo di Tel Aviv). E’ una donna coraggiosa e non si è certo spaventata quando ha ricevuto la lettera di convocazione da parte dei Servizi Sociali di zona (su disposizione del Tribunale dei Minori di Torino) per “chiarire” la partecipazione di suo figlio Francesco alla distribuzione di volantini No Tav davanti alla filiale IntesaSanPaolo di Susa alla fine di settembre. Non si è spaventata ma si è domandata il perché, come dice anche in una intervista rilasciata a quello che fu il suo giornale: “durante quel presidio non sono stati compiuti reati, altrimenti avremmo già ricevuto denunce. Ma far leva su presunti disagi famigliari dei figli di No Tav, è assurdo. Puntare sui servizi sociali per cercare di colpire il movimento è inaccettabile. E soprattutto preoccupante. E – forte della sua esperienza internazionale – ha evocato scenari davvero inquietanti: ” le dittature dell’America Latina negli anni ’80. il famoso film argentino “La notte delle matite spezzate”, dove si racconta del regime che arrestava e perseguitava gli adolescenti che manifestavano per i diritti civili. Parecchi figli di No Tav hanno genitori che hanno studiato, che fanno parte di una élite intellettuale in Val Susa, e che gli hanno trasmesso certi valori”. Alla domanda dell’ex collega che la invita a precisare quali aggiunge: “Quelli della libertà, dell’azione a favore dei diritti dei popoli oppressi. Mio figlio si è nutrito di queste idee fin da piccolo, e gli ho sempre insegnato ad occuparsi del mondo, e di ciò che avviene attorno a lui”
Ecco: io credo che proprio questo stia diventando “intollerabile” per il potere costituito: In Valle di Susa la protesta dura da oltre venti anni. Un tempo lunghissimo in cui il mondo è totalmente cambiato, la crisi economica è divenuta cronica perché – come accade nelle guerre – determina l’impoverimento di fasce sempre più ampie di persone (“il fu ceto medio”) a vantaggio di una casta (che è anche sempre di più una cosca) sempre più ristretta, e per questo sempre più ricca. Una situazione così al limite è governabile solo da uno stato di polizia che però non potrebbe opporsi efficacemente a una presa di coscienza dei propri diritti e degli altrui soprusi davvero generalizzata. Soprattutto non reggerebbe a una rivolta popolare con le caratteristiche che hanno avuto le cosiddette primavere del nordAfrica (che, al di la di come stanno finendo le speranze che avevano suscitato, hanno sicuramente spazzato via una consistente parte delle oligarchie al potere da decenni; e con delle dinamiche in cui nessuno può sentirsi garantito a priori). E in un contesto come quello che ho provato sin qui a riassumere la presa di coscienza di certi processi, le denunce delle continue illegalità compiute in nome dello stato, la pretesa di mettere in discussione le “scelte” dei Governi, della Commissione UE e (soprattutto) dei “Mercati” (che i valligiani si sono messi pericolosamente in testa di aggiungere a quella che poteva anche essere tollerata se restava una protesta “Nimby”) devono assolutamente essere spazzate via. Come ha sostenuto recentemente la professoressa Donatella della Porta al Forum mondiale 10+10 di Firenze se la protesta rimane confinata nello spazio angusto del proprio cortile può essere “governata”: Lo Stato e le sue articolazioni istituzionali vaste, ramificate (e costosissime, come abbiamo imparato a nostre spese) tendono a “includere” chi si oppone. Cosa che – mi permetto di aggiungere – è capitata puntualmente anche da noi, con le consulenze offerte ai tecnici, le compensazioni ai politici, il lavoro ai cittadini: un copione scontato che da noi è stato sublimato dalla istituzione bypartisan dell’Osservatoriovirano. Una dinamica che nel passato è sempre stata funzionale all’aumento dei costi e quindi al’esplosione del profitto e con esso dei margini per grandi tangenti che è l’obiettivo primo (spesso unico) delle Grandi Opere. Ma il permanere del dissenso, il suo evolversi, il divenire (come nostro malgrado sta succedendo) un simbolo per molte altre lotte (e non solo in Italia) non può essere né oggetto di inclusione, né – tantomeno – tollerato. E allora dopo tanti (non richiesti) proclami sul fatto che la Magistratura avrebbe colpito solo i comportamenti dei singoli e configurabili come reati ecco emergere la cruda verità: siamo arrivati a mettere in discussione un modello educativo ritenuto evidentemente se non eversivo quantomeno “inadatto” a formare cittadini consapevoli che per accedere ai diritti occorre non solo ottemperare ai doveri stabiliti dalla legge (i ragazzi a Susa non hanno infranto nessuna regola, sennò sarebbero stati denunciati come ha osservato Angela), ma – assieme alle proprie famiglie – compiere “un atto di sottomissione” a un modello dato che non può essere messo “impunemente” in discussione. Il modello della disuguaglianza crescente, della selezione per censo e appartenenza, della obbedienza non più ai principi costituzionali, ma ai decaloghi sempre più insostenibili per la terra e i suoi abitanti, della Cupola Finanziaria Globale
Borgone Susa, 26 novembre 2012 – Claudio Giorno

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